Il libro “The China Study“, pubblicato nel 2005, riporta i risultati finali di uno studio durato più di 27 anni e denominato “Progetto Cina”. Il dottor T. Colin Campbell, assieme al figlio Thomas M. Campbell II e in collaborazione con alcune università americane, studiano la relazione fra dieta e malattia, giungendo a conclusioni sorprendenti.
Finalmente alcune delle tesi fondamentali da sempre sostenute dalla medicina naturale sono verificate e testate: la genetica non è il fattore predominante nella genesi delle malattie.
Perché si è scelto la Cina?
La Cina ha rappresentato un’occasione unica per studiare le connessioni dell’alimentazione e dello stile di vita con malattie e mortalità.
Il consumo di carne nella dieta della popolazione rurale cinese era, a differenza di oggi, molto ridotto, limitato per lo più a maiale e pollo solo occasionalmente; la popolazione cinese è abbastanza stabile, la maggior parte delle persone passa tutta la vita nella stessa zona alimentandosi con prodotti locali.
Inoltre l’alimentazione varia considerevolmente da regione a regione, per esempio gli abitanti della sponda nord del fiume Yangtze mangiano pane cotto al vapore e patate dolci, mentre gli abitanti della sponda sud basano la propria dieta sul riso.
Gli archivi su malattia e mortalità del governo cinese, con dati raccolti su 800 milioni di persone residenti in circa 2400 paesi, hanno dimostrato che i tassi di mortalità per la stessa malattia potevano variare anche di centinaia di volte da regione a regione.
La disponibilità di questi dati affidabili e la presenza di una popolazione stabile con caratteristiche alimentari molto diverse (dalle vaste aree tipicamente rurali alle regioni industrializzate di Nanchino, Pechino e Shanghai) ha reso la Cina un laboratorio vivente ideale per studiare l’impatto di diversi tipi di alimentazione su malattia e mortalità.
The China Study: i risultati
Secondo questo studio, i grassi e le proteine animali e in particolare le proteine contenute nel latte di origine animale, avrebbero un ruolo fondamentale nello sviluppo e nell’accrescimento delle cellule tumorali. Prima di continuare potrà interessarvi sapere che il dottor Campbell è cresciuto in una fattoria della Virginia, tra mucche da latte e animali macellati.
Inizialmente lo scopo delle sue ricerche era proprio sostenere e dimostrare al mondo la sua convinzione sull’alto valore della tradizionale dieta occidentale, ricca appunto di proteine animali. Alla fine degli studi però si convinse che una dieta basata su cibi animali non era poi così salutare come pensava.
Ma com’è possibile che il latte possa fare male? Ci hanno sempre detto che è una bevanda nutriente, che ci fa crescere sani e forti e che ci aiuta a sviluppare le ossa.
Una prima risposta ce la da la natura stessa: gli esseri umani non sono vitelli e le mucche non sono esseri umani. Ogni essere vivente ha il latte su misura per se’, come stabilito dalla natura.
A prescindere da questa semplice, quasi banale motivazione, è possibile oggi confermare la nocivita’ del latte nella salute umana a fronte dei dati ottenuti nel corso delle ricerche effettuate da Campbell, prima sui ratti, poi osservati sugli esseri umani.
I primi esperimenti che portarono gli scienziati a queste conclusioni furono quelli sui ratti ai quali venne inoculata l’aflatossina, una sostanza tossica, capace di innescare un processo canceroso nell’organismo.
Alcuni furono nutriti con proteine vegetali, altri con proteine animali, in particolare la caseina, che aveva in precedenza colpito l’attenzione degli scienziati. I risultati furono sorprendenti: gli animali alimentati con proteine vegetali (soia, frumento), non sviluppavano il cancro nonostante la presenza di aflatossina nel loro organismo, mentre quelli nutriti con caseina si ammalavano.
Gli scienziati appurarono anche che una dieta a basso contenuto proteico poteva annullare l’effetto cancerogeno dell’aflatossina e che le proteine non erano tutte uguali: quelle vegetali non solo erano innocue, ma contribuivano alla regressione della sostanza dannosa inoculata, facendone regredire totalmente l’effetto dannoso.
La caseina, quindi il latte vaccino, risultò la proteina più pericolosa nella promozione del cancro in quei ratti ai quali era stata somministrata l’aflatossina.
Queste scoperte gettavano una nuova luce su quella che poteva essere la cura di patologie gravi come il cancro: l’alimentazione come prevenzione. L’alimentazione a base di proteine vegetali mandava a far benedire qualsiasi innesco canceroso e ne permetteva anche la regressione.
Questa formula permetteva non soltanto di curare le persone semplicemente e naturalmente ma sovvertiva anche il principio secondo il quale la genetica di una persona fosse il fattore predominante nella genesi della malattia.
Ecco uno spezzone di 5 minuti, dove il dottor Campbell rivela alcuni dati significativi del “Progetto Cina”