Direttamente dal sito ufficiale del Dott. Peter D’Adamo ecco la risposta alle numerose critiche che sono arrivate fin’ora al regime alimentare che egli stesso ha elaborato, la dieta del gruppo sanguigno, in Italia diventata famosa anche e soprattutto grazie al contributo del Dott. Piero Mozzi.
Risposta di Peter D’Adamo a Plos One
Nel gennaio 2014 compare sulla rivista scientifica Plos One uno studio che confuterebbe i benefici della dieta del gruppo sanguigno.
Un primo sguardo ai dati di questa indagine sembrerebbe avvalorare le conclusioni dei ricercatori, secondo cui se gli individui oggetto dello studio seguono solo il 13,7 % delle indicazioni dettate dalla dieta dei gruppi sanguigni – pur continuando a mangiare panini, pizze, hamburger con formaggio, patatine fritte e prodotti a base di carne trattata, i loro marcatori cardio-metabolici non varieranno in funzione del gruppo sanguigno. In altre parole, se lo studio di Plos One confuta qualcosa, quel qualcosa non è certo la dieta del gruppo sanguigno.
Questo è quanto afferma il Dott. D’Adamo:
È stato recentemente pubblicato uno studio con l’intento di demolire la teoria alla base della dieta del gruppo sanguigno. Tuttavia, ad uno sguardo più accurato al modo in cui questo studio è stato concepito, sorgono seri dubbi sulle conclusioni a cui arriva tra i quali, il più significativo, è il sospetto che i partecipanti non seguissero effettivamente la dieta dei gruppi sanguigni. Considerando anche gli altri aspetti della ricerca, questo studio sarebbe potuto arrivare a qualsiasi altra conclusione. In risposta agli autori, ho messo per iscritto alcuni miei dubbi sulla ricerca e di conseguenza sulla validità delle sue conclusioni. Ho anche chiesto ad alcuni colleghi che hanno esperienza nel valutare gli studi scientifici, di leggere l’articolo, guardare i dati e soppesarne le conclusioni. Diamo uno sguardo ad alcuni dei più importanti difetti dello studio.
1. Nessuno dei partecipanti ha in realtà seguito la dieta del gruppo sanguigno
La ricerca pubblicata su Plos One è stata condotta su 1455 soggetti facenti parte del progetto del “Toronto Nutrigenomics and Health”. I partecipanti allo studio hanno semplicemente compilato un diario alimentare e, in base a questo, a ciascun individuo è stato attribuito un “punteggio” per valutare quanto la sua l’alimentazione era fedele alle direttive imposte dalla dieta del gruppo sanguigno.
È questo il modo in cui i ricercatori hanno stabilito quanto rigorosamente ogni partecipante seguisse la dieta del gruppo sanguigno. Fin dall’inizio questo metodo sarebbe dovuto apparire come una procedura molto approssimativa. Attribuire semplicemente il punteggio +1 o -1 a chi sceglie o non sceglie l’alimento giusto per il proprio gruppo sanguigno darà un punteggio che oscilla avanti e indietro, e che spesso finisce per essere uguale a zero.
Ad esempio, un soggetto di gruppo sanguigno A che mangiava 350 g di hamburger tre volte a settimana otteneva un punteggio pari a ‘0’ se guarniva l’hamburger con delle cipolle.
Dr. Ryan Partovi: «Molti valori legati ai cibi sono completamente sbagliati. Genericamente gli hotdogs (quasi sempre fatti di carne di maiale) sono benefici per il gruppo 0? Le patatine sono neutre per i B e gli AB? Mais fritto neutro per il gruppo A? Panini benefici per il gruppo 0?! Ma hanno controllato gli ingredienti di tutti questi cibi?! I pesci compaiono in ‘torte di pesce’, ‘pesce dalla carne scura’, ‘altri pesci’, a cui sono assegnati punteggi a caso? Non si può trarre alcunché da tutto ciò, non ha senso»
Se tutto questo non fosse abbastanza, il metodo in sé ha fatto in modo che quasi tutti i soggetti tendessero a seguire una dieta per il gruppo sanguigno AB. Dunque, in sostanza, questo studio cerca di trovare una relazione tra il gruppo sanguigno e la dieta del gruppo sanguigno in uno studio i cui soggetti seguono prevalentemente una dieta adatta al gruppo AB.
2. Nello studio erano presenti solo adulti giovani
Lo studio è stato effettuato su giovani adulti di età compresa tra i 20 e 29 anni. Se si usa un campione composto di soli giovani adulti, è quasi certo che si ottengano differenze trascurabili tra i vari gruppi sanguigni, specialmente perché le diete dei gruppi sono sostanzialmente composte da cibi non trattati.
Sarebbe stato più utile studiare un campione con uno stato di salute leggermente più compromesso, per esempio individui con problemi digestivi. La maggior parte delle malattie croniche si accompagna a cambiamenti della glicosilazione e del microbiota, e sono questi cambiamenti che in maniera inequivocabile determinano il modo in cui ciascun gruppo sanguigno trae benefici da una dieta specifica.
Dr. Todd LePine dice: «La dieta dei gruppi sanguigni è la cura di tutti i mali? No, ma influenza direttamente il sistema immunitario attraverso l’interazione delle lectine con la mucosa intestinale, e il modo in cui il cibo modifica la flora batterica la quale a sua volta influenza il metabolismo»
3. Lo studio è stato condotto nell’arco di un brevissimo periodo
Lo studio ha analizzato l’alimentazione dei partecipanti per il periodo di un mese.
Persino nelle migliori condizioni, questo è un brevissimo periodo di tempo per poter osservare delle differenze anche piccole tra i vari individui. Le nostre osservazioni hanno mostrato chiaramente che un periodo minimo di tre mesi è il tempo necessario perché si possa apprezzare anche la minima differenza dopo il cambio di dieta.
Dr. Todd LePine aggiunge: «Monitorare per un solo mese alcuni ‘biomarcatori’ associati a malattie cardiovascolari, che di per sé impiegano anni a svilupparsi, è come osservare un singolo neo sulla pelle per un mese e affermare che si può prevedere la probabilità di ammalarsi di melanoma»
4. In realtà molti dei partecipanti hanno avuto benefici
Nonostante lo studio si sia svolto per un periodo di tempo molto limitato, persino gli autori ammettono che le diete dei gruppi producono effetti positivi:
«In ogni caso, i risultati ottenuti hanno mostrato che persino una fedeltà relativa alla dieta per il gruppo A, gruppo AB e gruppo 0, produce un miglioramento nei fattori di rischio cardiovascolare, anche se in un modo che non dipende dal gruppo sanguigno dei soggetti»
5. La metodologia dello studio era troppo semplicistica
Come detto in precedenza, in realtà nessuno dei partecipanti ha seguito la dieta del gruppo sanguigno con rigore. Inoltre, se i ricercatori fossero stati veramente interessati alle differenze esistenti tra i partecipanti di diverso gruppo sanguigno (in un così breve periodo), avrebbero anche dovuto includere come parametro di studio, non solo il gruppo sanguigno, ma anche lo status di portatore di antigeni nelle secrezioni, come ho più volte sottolineato nei miei scritti.
Poiché il gruppo sanguigno nel sistema AB0 è stato determinato genomicamente, l’inclusione di questo parametro ulteriore (e modificando i valori associati ai cibi in base allo status di portatore) non avrebbe aggiunto allo studio costi e complessità considerevoli, ma avrebbe prodotto differenze più apprezzabili anche nel breve periodo di tempo di 30 giorni.
6. Quando cerchi qualcosa (o no), spesso trovi (o non trovi) proprio quella cosa
Dr. Todd LePine su questo dice: «In questo studio “il farmaco” era il cibo, e proprio sul cibo i ricercatori non avevano il pieno controllo»
Dr. Ryan Partovi: «Questa ricerca è fatta sulla base di dati raccolti in precedenza. Ogni volta che si conoscono i dati in anticipo, è molto facile preimpostare uno studio affinché finisca per dare i risultati che tu voglia che dia. Poiché non esisteva un gruppo di controllo – e questo è uno studio basato su abitudini alimentari generiche – non c’è modo di dire per certo se le persone che stavano assumendo cibi sconsigliati stessero peggio rispetto alla media. Detto in altri termini, questo studio ha indagato sulla cosa sbagliata. Direi anche che il fatto di non avere coinvolto nella ricerca l’autore del libro “L’alimentazione su misura” (Dr. Peter J. D’Adamo, ndr) è la prova che non si voleva realmente capire il contributo che regimi alimentari diversi possono dare nel caso di malattie cardiovascolari»
7. Possibili conflitti d’interesse
Nel paragrafo ‘Conflitti d’interesse’, è scritto che uno degli principali autori della ricerca, Ahmed El-Sohemy, possiede azioni nella Nutrigenomix Inc. , una compagnia che conduce test genetici ai fini di proporre un’alimentazione personalizzata. La Nutrigenomix si rivolge a nutrizionisti per la vendita di varie tipologie di kit per fare test di nutrigenomica, test del genotipo e dossier personalizzati.
L’articolo afferma che il Dr. El-Sohemy sia un semplice azionista della Nutrigenomix, ma in realtà egli è uno dei fondatori della compagnia. Non è difficile immaginare i possibili benefici che la Nutrigenomix potrebbe ottenere nell’invalidare la dieta del gruppo sanguigno.
8. Conclusioni
Questo studio aveva l’opportunità di chiarire finalmente un tema complesso in nutrigenomica. Tuttavia, il modo in cui i ricercatori hanno riprodotto la dieta dei gruppi sanguigni, è stato talmente semplicistico da renderne vani i risultati.
In più, la durata della ricerca è stata troppo breve e le implicazioni del suo risultato negativo sono state ingigantite arbitrariamente. Questo studio è lontano dal dimostrare l’inefficacia della dieta del gruppo sanguigno; dimostra semplicemente un fatto che si conosceva già, e cioè che ci sono diversi modi di mangiar sano… se sei una persona giovane e sei già in buona salute.
A ciò si aggiunge: una componente peggiorativa della sintassi del testo, quali l’uso ripetuto e virgolettato di “Diete del Gruppo Sanguigno”; la pubblicazione simultanea di un’agenzia che dichiarava «demolita» la emodieta; il legame diretto tra uno dei principali ricercatori e gli interessi nell’industria della nutrigenomica pongono un interrogativo, almeno secondo me, sul fatto che il risultato della ricerca non fosse già stabilito in partenza.
Dr. Todd LePine conclude: «Da questo studio non è possibile concludere nulla, a parte il fatto che la dieta dei gruppi sanguigni è benefica e comunque non nociva per tutti i soggetti. Da questa ricerca limitata nel tempo e poco scientifica non possiamo concludere niente di niente. Sono invece migliaia i pazienti veri che hanno seguito la dieta con una smisurata varietà di alimenti e ne beneficiano nel mondo reale, in special modo quelli con patologie infiammatorie e autoimmuni che asseriscono “sto meglio, penso meglio e mi muovo più facilmente” »
2 – Il Dr. Demolitore: La dieta dei gruppi sanguingni funziona davvero?
L’autodefinitosi «demolitore» è Andrew Weil. Il Dr. Weil è un medico. Ha scritto numerosi libri di medicina alternativa. Non è autore di alcun articolo su riviste scientifiche che riguarda i gruppi sanguigni, né l’alimentazione, né le lectine. Non ha mai condotto alcuna ricerca clinica riguardante i gruppi sanguigni e la dieta.
Critica
“Il Dr. Peter D’Adamo teorizza che alla base delle differenze tra persone di gruppo sanguigno diverso – che si verificano in seguito all’introduzione degli alimenti – ci siano le reazioni a determinate proteine contenute nei cibi chiamate lectine.
Le lectine sono comunemente presenti in cibi vegetali, specialmente in semi e leguminose, e possono dar luogo ad allergie o problemi di tipo autoimmune.
Ma non c’è alcuna prova convincente del fatto che ci siano interazioni tra le lectine e le molecole che determinano il nostro gruppo sanguigno. Tuttavia alcune persone giurano che la dieta del gruppo sanguigno, per loro, ha funzionato. C’è una ragione che lo spiega.
Cambiare il modo in cui ci alimentiano non è facile. Seguire un programma alimentare con regole e restirizioni rappresenta un importante impegno mentale affinché riusciamo a migliorarci. Solo questo fatto è sufficiente a darci un senso di benessere e a farci sentire più sani.
Ma se si vuole mangiare meglio, io vi raccomando di affidarvi a informazioni che si basano sui
risultati della scienza dell’alimentazione.”
Risposta di Peter D’Adamo
Il Dr. Weil è un rinomato medico olistico. È autore di numerosi articoli sull’alimentazione. In un breve articolo apparso sulla rivista AARP (set-ott 2008), il Dr. Weil afferma che la dieta dei gruppi sanguigni dovrebbe essere «bandita».
Il suo articolo è colmo di errori di pura logica, in primo luogo presenta solo le ragioni a supporto della sua tesi ma si guarda bene dall’esporre le ragioni ad essa contrarie; in secondo luogo usa il cosiddetto argomentum ad ignorantiam.
Lasciando da parte le sue critiche precedenti, che includevano l’osservazione secondo la quale gli animali hanno a loro volta gruppi sanguigni diversi ma essi non seguono la dieta dei gruppi, il Dr. Weil ora ci dà la sua opinione basata sull’assenza di un legame tra lectine e gruppi sanguigni.
L’argomento del Dr. Weil, secondo il quale non c’è relazione tra lectine e le molecole che determinano il nostro gruppo sanguigno, era stato evidentemente preso da un’errata affermazione che spesso trova spazio su Wikipedia alla voce ‘Dieta del gruppo sanguigno’. Ma questa fonte difficilmente può essere ritenuta scientificamente attendibile.
In realtà, il gruppo sanguigno rientra nella lista dei nove fattori che influenzano la glicosilazione che avviene nell’intestino (la glicosilazione è il processo che consiste nel creare gli zuccheri a cui si legano le lectine).
Tra gli altri fattori ci sono la dieta, l’età, la specie animale, le patologie e la flora intestinale (si veda l’articolo Biological effects of plant lectins on the gastrointestinal tract: metabolic consequences and applications, di A. Pusztai & S. Bardócz, apparso in ‘Trends in Glycoscience and Glycotechnology’; 8:149-165, 1996)
Evidentemente il Dr. Weil ignora le differenze riguardanti le secrezioni (enzimi digestivi, ecc.) esistenti tra individui di gruppo sanguigno diverso, che probabilmente sono la ragione più importante che giustifica la necessità di personalizzare i bisogni alimentari a seconda di questi marcatori genetici. [1]
Il Dr. Weil potrebbe magari consultare lo studio di William Boyd, che per primo scrisse, più di mezzo secolo fa, a proposito delle compatibilità tra varie lectine e gruppi sanguigni, oppure leggere la ricerca di Martin Nachbar risalente agli anni ’80 del secolo scorso, prima di fare tali affermazioni, poiché sostanzialmente si sbaglia di grosso. Se avesse fatto un tentativo sul motore di ricerca MEDLINE, avrebbe potuto trovare le stesse informazioni. [4], [5], [6]
Bibliografia
[1] http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11578255
[4] http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12503049
[5] http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/4019586
[6] http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11342253
3 – La Dieta dei Gruppi Sanguigni: l’ultima bufala sull’alimentazione
Autori: John McMahon, naturopata, & Deirdre B. Williams, naturopata (Wilton CT, USA). Entrambi gli autori sono naturopati. Nessuno dei due ha mai pubblicato articoli su una rivista scientifica sui gruppi sanguigni, né sull’alimentazione, né sulle lectine. Il Dr. McMahon ha una laurea di primo livello (triennale) in antropologia.
Critica
“Siamo due naturopati. Siamo vegani, e anche i nostri bambini lo sono. La pratica della naturopatia, come definita in origine dal Dr. Benedict Lust, comprende «l’eliminazione di… abitudini quali mangiar troppo, gli alcolici, e… il mangiar carne».
Quando frequentavamo il John Bastyr College di Naturopatia, il lavoro di Henry Lindlahr, medico, era una lettura obbligatoria. Il Dr. Lindlahr definì la filosofia del curarsi con la Natura, la Naturopatia per l’appunto, come il propendere per «una rigida dieta vegetariana», a causa della «natura malsana» degli «alcaloidi della putrefazione», di cui «è satura ogni parte della carne di un animale»
“Peter D’Adamo, nauropata, ha recentemete pubblicato un libro di successo che propone una dieta basata sulla sua interpretazione tra gruppi sanguigni (0, A, B, AB) e salute. Questa sua dieta incoraggia le persone di gruppo sanguigno 0 e gruppo B al consumo quotidiano di carne animale. Insieme, questi due gruppi formano tra il 56 e il 69 % della popolazione statunitense.
Le scuole di naturopatia hanno cominciato a inserire questa teoria nei loro corsi dunque i nostri colleghi spesso raccomandano diete che includono il consumo quotidiano di proteine animali a pazienti vegani/vegetariani di gruppo sanguigno 0 o gruppo sanguigno B.”
“I cibi che consumiamo contengono lectine. Per via di come le lectine si agglomerano ad altre molecole, possono creare problemi di salute. La tossina del botulino ha una lectina, la ricina, che è talmente nociva che non consiglieresti mai a nessuno di consumarla.”
“Inoltre, sempre a riguardo delle lectine, esiste la prova che enzimi quali la transglutaminasi, prodotti in risposta ad alcune lectine, riparano i danni ai microvilli e al tessuto epiteliale intestinale indotti dalle lectine. In questo modo gli enzimi inibiscono e talvolta eliminano la possibilità di infiammazioni intestinali, sovrappopolazione di flora batterica, e patologie ascrivibili a un’alimentazione «sbagliata» per il tuo gruppo sanguigno.”
Risposta di Peter D’Adamo
Molte delle critiche del Dr. McMahon peccano del difetto logico noto come argomentum ad
ignorantiam (cioè le sue ipotesi sarebbero vere poiché non è provato il contrario), e in più fanno appello alla paura e all’emotività delle persone.
Sia Henry Lindlahr sia Benedict Lust sono morti pochi anni dopo aver passato la sessantina. In un recente studio si mostra che, di 1200 individui che arrivarono all’età di cento anni tra il 1932 e il 1952, solo quattro erano vegetariani.
A un certo momento la naturopatia, e nella mente di certe persone anche la salute stessa, sono state associate a una dieta vegetariana. Alcuni dei miei colleghi ora suggeriscono che io abbia abbandonato i fondamenti della medicina naturale poiché mi sono messo a consigliare carne di buona qualità a persone appartenenti a certi gruppi sanguigni.
Essere intrappolati in un certo modo di pensare può non essere un buon posto in cui stare. Spesso la domanda giusta da porsi è “cosa dicono le prove?“. La naturopatia si sviluppò dalla disciplina dell’idroterapia moderna, che riprese in Europa nel XVII secolo.
Si pensa che Theodor Hahn, praticante dell’idroterapia, sia stato il pioniere che vi introdusse i principi di una dieta vegetariana. Fu il primo che si convinse che una dieta senza carne avrebbe allungato la vita. Infatti era così convinto della validità di una dieta vegetariana che passò gran parte della sua carriera a scrivere libri e opuscoli sull’argomento, e fu anche l’editore di una rivista chiamata Il Vegetariano. Morì di cancro al colon all’età di 59 anni.
Può anche essere che la sua dieta possa avergli in qualche modo allungato la vita e che sarebbe morto a una più giovane età se non fosse stato vegetariano. Questo quantomeno è l’argomento che sento spesso da chi difende una dieta vegetariana ogni volta che uno dei loro esponenti muore prematuramente.
Alla fin fine non si può dire con certezza, ma è ironico che colui che ha integrato la dieta vegetariana nella disciplina che sarebbe diventata la naturopatia sia morto così giovane di
cancro al colon.
I dottori McMahon e Williams sostengono che, Henry Lindlahr, il fondatore della Naturopatia Scientifica negli Stati Uniti, «seguiva con rigore una dieta vegetariana». In realtà è vero il contrario. Si dice infatti che Lindlahr spesso si esponeva alla collera di vegetariani militanti dicendo che «combinazioni di verdure e carni opportunamente preparate potevano essere più sane di certe preparazioni sbagliate fatte di soli vegetali».
Egli scrisse che non era nelle sue intenzioni «fare del vegetarianesimo un feticcio». È evidente che non fosse un sostenitore così radicale della dieta vegetariana come questi critici della dieta del gruppo sanguigno vorrebbero farci credere.
Il Dr. D’Adamo non è comunque l’unico naturopata che consiglia una dieta del tipo cacciatore-raccoglitore ad alcune persone. I lavori del Dr. Ron Schmid raccolti nei suoi libri Native Nutrition e Traditional Foods Are Your Best Medicine (Alimentazione alle origini e I cibi tradizionali sono la miglior medicina, ndr) constituiscono alcuni tra i migliori testi scritti da un naturopata su questo tema.
È vero che ci possono essere meccanismi di autoriparazione che aiutano la guarigione dell’intestino in seguito ai danni da lectine, ma questo non è un buon argomento per sostenere che la loro assunzione sia sicura.
Detto in altri termini, è anche vero che la nostra pelle guarirebbe se decidessimo di tagliarci con un coltello, tuttavia questa non è una buona ragione per procurarci un taglio.
La lectina chiamata ‘ricina’ proviene dal ricino, Ricinus communis, non dalla tossina del botulino (come sostenuto da McMahon and Williams). In realtà il botulino è una tossina di origine batterica, non una lectina, e ha origine dal Clostridium Botulinum.
Il resto della loro critica è un insieme di affermazioni sconnesse, con molti errori tecnici (che includono un’inesatta descrizione del test dell’indicàno nelle urine che è usato per valutare se un soggetto ha avuto benefici della dieta) e dunque non merita risposta.
È troppo aspettarsi una lista di critiche che implichi una conoscenza quanto meno rudimentale di ciò che si pretende di criticare?
Peter J. D’Adamo